Il programma di sabato 21 luglio a UJ18 | Umbria Jazz
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Il programma di sabato 21 luglio a UJ18

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Il programma di sabato 21 luglio a UJ18


Alle 12 alla Galleria Nazionale dell’Umbria

FRANCESCO PONTICELLI, FRANCESCO DIODATI, FILIPPO VIGNATO

Francesco Ponticelli è uno dei contrabbassisti jazz più attivi in Italia, anche per la sua abilità nell’ inserirsi in contesti diversi. La sua carriera è cominciata in pratica nel progetto New Generations di Enrico Rava. Con il chitarrista Francesco Diodati ha formato un duo che rappresenta una delle proposte musicali più originali  ed innovative in circolazione. Ponticelli e Diodati dimostrano con questa formula di essere musicisti versatili e di grande talento, che amano sperimentare e fondere il linguaggio della tradizione con le nuove tendenze contemporanee. A Umbria Jazz si presentano in trio, con l’aggiunta del trombonista e compositore Filippo Vignato, che ha vinto  il premio ” Miglior nuovo talento” del Top Jazz 2016, il referendum della critica indetto da Musica Jazz. Vignato  svolge una intensa attività concertistica in Italia e in Europa come sideman e come leader di propri progetti artistici ed è considerato uno dei più interessanti musicisti italiani della sua generazione.


Alle 17 al Teatro Morlacchi

THE ITALIAN  TRIO DADO MORONI/ ROSARIO BONACCORSO/ ROBERTO GATTO

È uno splendido esempio di trio pianistico italiano, risultato della partnership di tre dei più importanti esponenti del jazz tricolore. Tre maestri del Jazz e dell’improvvisazione che si conoscono bene e che hanno alle spalle una forte partnership musicale e altrettanto solidi legami di amicizia. Una formula classicissima del jazz interpretata al meglio da tre fuoriclasse.

Dado  Moroni è uno dei pianisti  italiani più apprezzati e richiesti in America. Il suo talento precoce, che lo ha fatto entrare nel mondo del jazz da enfant prodige, spiega meglio di ogni altra cosa la quantità e qualità delle sue collaborazioni: tra gli altri, Ron Carter, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Freddie Hubbard, Tom Harrell, Ray Brown, Kenny Barron.

Rosario Bonaccorso, “strumentista di grande esperienza e sensibilità”, come lo definì Franco Fayenz, ha alle spalle trentacinque anni di collaborazioni, incisioni e concerti sui palcoscenici di tutto il mondo al fianco di centinaia di artisti americani ed europei (solo per citarne alcuni, Elvin Jones, Benny Golson, Billy Cobham, Pat Metheny, Michael Brecker, Stefano Bollani, Joe Lovano, Mark Turner, Gato Barbieri, James Moody, Lee Konitz, Enrico Rava).

Roberto Gatto da sideman di lusso, ricercatissimo dai più importanti musicisti italiani e dai grandi solisti americani in tour in Italia, con gli anni ha via via accentuato il suo suo ruolo di leader e creatore di progetti musicali originali e oggi si dedica innanzi tutto alla propria musica. Artista curioso e dalla mente aperta, è passato dagli omaggi a momenti topici della storia del jazz a riletture della musica di Frank Zappa (con Quintorigo) e del progressive rock.


Arena Santa Giuliana, ore 21

HYPNOTIC BRASS ENSEMBLE

Hypnotic Brass Ensemble è una band di ottoni che si è formata nel South Side di Chicago. È una band a conduzione familiare, visto che i suoi membri sono sette dei figli di una leggenda del jazz della Windy City, Phil Cochran. Trombettista della Arkestra di Sun Ra e tra i fondatori della AACM, che riunì le migliori intelligenze della avanguardia di Chicago, Cochran si curò personalmente dell’istruzione musicale dei figli, che del resto vivevano continuamente a contatto con la musica: ilpadre faceva le prove delle sue band in salotto.

Dopo l’esordio come Phil Cochran Youth Ensemble, i ragazzi divennero la HBE e con questa sigla hanno girato il mondo e collezionato successi con il loro personale mixdi jazz, funk, rock, hip hop. Senza dimenticare le radici delle marching band di New Orleans agli albori del jazz. Hanno lavorato, tra gli altri, con Prince, Gorillaz, Erykah Badu, De La Soul. Una loro canzone ha fatto parte della colonna sonora di The Hunger Games.

NIK WEST

Le sue foto sono apparse nelle copertine di tutte le riviste internazionali di basso elettrico. Del resto basta guardarla, Nik West, per capire che tutto fa di lei una star, a partire dagli eccentrici tagli di capelli e dal look glamour e anticonvenzionale. E dal vivo, la sua esplosiva presenza scenica è uno spettacolo di per sé. Ma la West non è una che si gioca tutto sul look, bensì una performer (vocalista e bassista) e songwriter di talento, con solide basi tecniche nel funky e nel soul, e con una precisa idea di cosa e come suonare. Il suo viaggio attraverso la musica è cominciato in famiglia. Il padre, bravo chitarrista, le insegnò a suonare la chitarra ritmica quanto Nik aveva 13 anni. La ragazzina formo’ le prime band con fratelli e sorelle, sempre come chitarrista, per poi scoprire il basso elettrico. In quel ruolo non tardò a farsi notare.

Dave Stewart (Eurythmics) ha parlato di lei come della “versione femminile” di Lenny Kravitz e Prince ha detto: “Una grande presenza sul palco. Lei è fonte di ispirazione come lo furono Sheila E e Rosie”. Il suo recentissimo Purple Unicorn ha avuto una nomination agli Independent Music Awards.

MARIO BIONDI

Torna per l’edizione dei 45 anni Mario Biondi, uno dei beniamini del pubblico di Umbria Jazz che lo ha sempre accolto, ricambiato, con grande calore.
In questa occasione con lui sul palco i Quintorigo.
Più volte Biondi ha calcato il palco dell’arena Santa Giuliana, e sempre in ottima compagnia. I frequentatori più assidui del festival ricorderanno serate straordinarie a partire dall’ esordio nel 2008 con la Duke Orchestra, a poca distanza della rivelazione di Biondi sulla scena internazionale. Tutto era cominciato con il singolo This Is What You  Are (con gli High Five di Fabrizio Bosso) e soprattutto con quella voce baritonale (“il Barry White italiano”, si disse) che allora presero letteralmente d’assalto le classifiche di tutto il mondo.

Biondi è tornato a Perugia il 2010 con Incognito, il 2013 con Pino Daniele, il 2014 in una lunga “vocal night” in compagnia di Al Jarreau e Take 6.

In questi anni il crooner-soul man catanese ha inanellato successi, si è concesso collaborazioni importanti, ha frequentato palcoscenici di grande visibilità come Sanremo.  Mario Biondi è diventato in un tempo relativamente breve uno degli artisti italiani più popolari anche all’estero.

Biondi torna adesso pochi mesi dopo il suo ultimo album, Brasil, dedicato alla grande musica popolare brasiliana. Un lavoro importante su un repertorio da Biondi molto amato. Il disco è stato  prodotto da Mario Caldato, già produttore di Beastie Boys e Jack Johnson, e Kassin, collaboratore di Caetano Veloso, ed è stato registrato a Rio de Janeiro con musicisti brasiliani (come ospite speciale c’è anche Ivan Lins). Biondi oltre che in italiano e in inglese vi canta anche in francese e portoghese.

Alle 22 al Teatro Morlacchi

VIJAY IYER SEXTET

Se volete conoscere la forma del jazz che verrà (il riferimento, esplicito, è a “The Shape of Jazz to Came”, un capolavoro di Ornette Coleman), eccola. Così si è espresso Rolling Stone a proposito del Sestetto di Vijay Iyer e del suo ultimo disco, Far From Over, il quinto per l’etichetta di Manfred Eicher dal 2014 (complessivamente i dischi a nome di Iyer sono una ventina).

Anche grazie a questa eccellente sequenza di cd la stampa specializzata, da Londra a Los Angeles, lo ha riconosciuto come uno dei più inventivi e originali

pianisti e compositori dell’ultima generazione del jazz. Non per nulla Downbeat lo ha nominato Artista dell’anno nel 2012, 2015, 2016, ma questi sono soltanto alcuni dei numerosi riconoscimenti che Iyer ha ottenuto per la sua attività di performer e per i suoi dischi.

La sua musica, secondo il britannico The Guardian, è “jazz stimolante per cuore, testa e piedi”. In realtà Iyer ed il Sestetto dimostrano di saper cogliere pienamente la ricchezza della storia del jazz ma nello stesso tempo provano a spostarne più in avanti i paletti.

Nel corso della sua ancor breve ma intensissima carriera Iyer ha lavorato con molti dei musicisti più creativi della scena contemporanea: Steve Coleman, Wadada Leo Smith, Roscoe Mitchell, Butch Morris, George Lewis, Amina Claudine Myers, William Parker, John Zorn, Craig Taborn, Ambrose Akinmusire, con filmmakers come Haile Gerima, Prashant Bhargava e Bill Morrison, con la coreografa Karole Armitage e poeti come Mike Ladd e Amiri Baraka.

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